Cure parentali nei rettili

Svasso che trasporta pulli, esempio di cure parentali. Foto di orland76Le cure parentali sono tutte quelle attenzioni che i genitori offrono alla prole.
Gli animali possono offrire cibo ai loro piccoli, allattandoli o procurandolo per loro. Pensate a una pecora con il suo agnello o a un pinguino che rigurgita pesce per il suo pulcino.
I genitori possono difendere attivamente i piccoli da predatori o dalle intemperie. Lo fanno i pesci dei grandi laghi africani, gli incubatori orali, che accolgono le uova o gli avannotti nella loro bocca e lo fa una chioccia mentre cova.

I piccoli possono anche salire sui genitori per scroccare un passaggio. Un cucciolo di bradipo resta ben attaccato al pelo, un pullo di svasso si accomoda tra le penne della schiena, un piccolo di pangolino si acchiappa alla coda squamata di un adulto e decine di giovanissimi gaviali possono salire sulla schiena di una femmina di Gaviale del Gange in caso di bisogno.
Infine, gli adulti possono insegnare qualcosa ai loro piccoli, come fa una gatta quando porta un topo stordito ai suoi micini.

In generale, prendersi cura dei piccoli richiede fatica, tempo e ha quindi un costo biologico per l’adulto. I rettili di solito non si prendono cura della generazione successiva. Se pensate alle tartarughe, esse se ne vanno dopo aver deposto le uova e, alla schiusa, le piccole tartarughe sanno già per istinto che cosa devono fare. Quasi tutti i serpenti e le lucertole fanno altrettanto.

Il pitone che scalda le uova

Pitone delle rocce, foto di Hannes SteynIn Africa esiste un pitone (Python natalensis forse una sottospecie di P. sebae) che investe moltissimo nella cura delle uova. Le femmine di questa specie passano circa 6 mesi a proteggere il nido con le uova, generalmente ospitato in una tana sotterranea. Le madri in questi mesi non vanno a caccia, digiunano e dimagriscono tantissimo, arrivando a perdere il 40% della massa corporea. Le ha studiate Graham Alexander dell’Università dello Witwatersrand (WITS) di Johannesburg, in Sud Africa.

Le femmine cambiano colore, la loro livrea diventa nera e questo le aiuta a scaldarsi di più al sole. Arriva fino a superare la temperatura ottimale e lo fanno per poter cedere calore, di notte, alle uova. Queste cure parentali sono molto impegnative e non sempre le femmine riescono a riprendersi. Quelle che ce la fanno ci metteranno anni prima di essere di nuovo pronte a deporre delle uova.
Anche i rettili possono quindi, in qualche caso, sacrificarsi per i propri discendenti.

Il varanopide fossile

Il comportamento di protezione verso i propri piccoli è stato documentato anche per alcuni fossili.
Siamo nel Carbonifero, in Nuova Scozia, in una zona paludosa con licofiti alti fino a 30 metri. Oggi nello stesso posto ci sono foreste sempreverdi, ma 300 milioni di anni fa lì il clima era più caldo e umido.

Molti animali si riparavano tra le radici dei licofiti e un paio sono stati sepolti da una colata di fango ancora nella tana. Sono due varanopidi, vertebrati sinapsidi dell’ordine dei Pelycosauria. Dietro le zampe posteriori dell’adulto, avvolto dalla coda, c’è un piccolo cranio che sembra essere di un giovane esemplare della stessa specie.
Questi animali si sono estinti da tantissimo tempo, ma documentano l’emergere di un comportamento vincente, quello di accudire la prole, che resterà poi come tratto distintivo dei mammiferi.

Reproductive biology and maternal care of neonates in southern African python (Python natalensis)

Varanopid from the Carboniferous of Nova Scotia reveals evidence of parental care in amniotes

 

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