I draghi svizzeri di Scheuchzer

drago con testa di gattoJohann Jakob Scheuchzer descrisse dettagliatamente i draghi della Svizzera.

Tra i molti racconti che Scheuchzer documentò, ce n’è uno in particolare che vi riporto. Sopra il villaggio di Ommen, all’ombra di un grande abete, un tale di nome Mcyer vide un drago con le ali argentate su cui spiccavano punti rossi (come quelle del drago rogazionale di Orta). Le scuoteva e respirava pesantemente. Due giorni dopo l’avvistamento, grandinò. La gente del posto si aspettava il maltempo proprio perché era stato visto un drago. Scheuchzer estese anche ai draghi il comportamento, ben noto alle genti di montagna, di serpenti e lucertole, che escono dalle loro tane appena prima della pioggia.

Il tatzelwurm

Tra i draghi svizzeri c’era anche quello dei Grigioni, il tatzelwurm col corpo di serpente e testa di gatto, probabilmente rintanato in una delle numerose grotte della regione. Un suo simile aveva testa di un gatto rosso, lingua di serpente, zampe squamate e ben due code, ricoperte di pelliccia. Gli altri draghi descritti da Scheuchzer potevano avere quattro tozze zampette e la cresta oppure il corpo di serpente e le ali da pipistrello.

Scheuchzer era un medico naturalista con la passione per le esplorazioni alpine, arrivò al punto di chiedersi se la cresta dovesse identificare specie diverse o fosse solo un attributo tipico dei maschi. Non riuscì a trovare testimoni di draghi più lunghi di un paio di piedi. (Forse perché i draghi più grandi non lasciano scappare i testimoni.)

Itinera alpinaL’amicizia con Newton

Scheuchzer era una mente votata alla scienza, diffuse le idee di Newton sulla gravità. Newton ricambiò la stima pagando di tasca sua alcune delle illustrazioni a corredo di Itinera Alpina, il compendio delle osservazioni naturalistiche, scritto in latino e pubblicato a Londra nel 1708, in cui compaiono le descrizioni dei draghi svizzeri. Scheuchzer non credeva alla magia e si oppose ai processi per stregoneria, credeva però che i camosci avessero una pietra speciale nel ventre, capace di proteggerli dai colpi di fucile.

L’interpretazione dei fossili

Scheuchzer non credette a tutto quello che gli venne raccontato durante i suoi viaggi. Nel 1718 lo portarono in una grotta dove erano state trovate grandi ossa, attribuite a un drago. Egli riconobbe però lo scheletro di un orso e concluse che era probabilmente morto di fame, imprigionato in seguito al crollo della volta della grotta. Elaborò anche un criterio personale per selezionare le testimonianze affidabili dalle invenzioni. Riconosceva i veri draghi dal numero di uccelli che inalano durante il volo.

Quando si trovò davanti a dei fossili, li interpretò prima come scherzi di natura, poi come resti di individui periti durante il diluvio universale. Qualche decennio dopo la sua morte, il naturalista francese George Cuvier riesaminò il fossile dell’uomo testimone del diluvio e affermò trattarsi di una salamandra preistorica.

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