Esperimenti scientifici coi fuochi fatui

riproduzione artistica di un fuoco fatuoI fuochi fatui, bagliori vaganti, di origine ancor oggi incerta, popolano le notti e i racconti dei viandanti. Avvistati sopra le torbiere, aleggianti nei miasmi di palude o sfuggevoli tra le ombre dei cimiteri, non si sono ancora lasciati acchiappare e men che meno studiare.

Due chimici dell’università di Pavia hanno provato a riprodurre un fuoco fatuo in condizioni controllate. Lo scopo di Luigi Garlaschelli e Paolo Boschetti era dimostrare se fosse possibile che i gas emessi dalle fermentazioni anaerobiche potessero incendiarsi spontaneamente a contatto con l’aria (ipotesi della fiamma calda) o dare origine a chemioluminescenza (fiamma fredda).

Ipotesi della fiamma calda

Partiamo dalla prima ipotesi: sappiamo da tempo che un cadavere che marcisce, specie se sepolto sotto un bello strato di fango, potrebbe produrre bolle di metano, un gas infiammabile. Per far incendiare il metano servirebbe della fosfina (PH3) che si autoincendia a 38°C e qui iniziano i problemi perché nessuno, fino ad ora, è mai riuscito a trovare dosi misurabili di fosfina nelle paludi o nei cimiteri. I due ricercatori hanno perlustrato il cimitero di Pavia con un rilevatore di fosfina, a oggi pare senza trovarne. La teoria della fiamma calda è quindi teoricamente possibile ma non è ancora stata provata sul campo.

esperimenti con i fuochi fatuiIpotesi della fiamma fredda

Per verificare la seconda ipotesi, quella della fiamma fredda, i due chimici hanno provato a riprodurre un fuoco fatuo sfruttando la chemioluminescenza della fosfina. Hanno scaldato l’acido fosforoso (H2PO3) in una beuta per farlo decomporre in fosfina. Questa, entrando in contatto con l’aria (ossigeno e azoto in quantità controllate nel caso in esame), ha emesso una luce verdastra.
Per dimostrare che i fuochi fatui nascono in questo modo bisogna però riuscire a osservarli (e magari catturarli) nel loro ambiente naturale. Al momento non mi risulta che nessuno abbia un esemplare catturato in natura da comparare con quello creato in laboratorio, quindi anche questa teoria è ancora da verificare.

Dettagli e bibliografia

Trovate i dettagli dell’esperimento di Garlaschelli e Boschetti, i risultati numerici e la bibliografia nell’articolo On the track of the Will-O’-The-Wisp. Vi ricordo che la fosfina è pericolosa da maneggiare: esplode e anche a basse dosi è altamente tossica. In parole povere: vi uccide e questo vi rende difficile venirmi poi a raccontare se siete riusciti a diventare un fuoco fatuo voi stessi.

Divertitevi in sicurezza e se avvistate un fuoco fatuo, avvisatemi!

Foto | Tuohirulla (un simpatico finlandese che ha fotografato un fuoco galleggiante e poi editato il colore della fiamma)

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