Loch Express



Erotismo:

Thriller:

La donna uscì dalla tenda e gli si piazzò davanti con le mani sui fianchi. Fece un lungo respiro spingendo il petto più in fuori che poteva e fissò Bruce con intenzione.
«Allora? Che ve ne pare?»
L’uomo deglutì, mentre passava in rassegna la camicetta leggera e i pantaloni di pelle della donna. Si soffermò infine sul seno e boccheggiò smarrito, incapace di distogliere lo sguardo o di proferire parola. Solo quando si rese conto che la ragazza a sua volta lo fissava divertita riuscì a riprendere il controllo di sé.
«Florence, questo abbigliamento è davvero… inappropriato, ecco.»
«La smetta Bruce!» rispose lei ridacchiando indispettita
«Non c’è posto per impalcature e corpetti sul Da Vinci e oggi niente mi impedirà di condurlo io stessa.»

«È pericoloso! Lasci che sia il Tenente Orson a collaudarlo.» Scosse la testa sconsolato «La regina mi farà tagliare la testa.»
«Allora sarà meglio che lei venga con me, vecchio mio, così nel caso eviterà questa fatica alla sovrana.»

Senza altri indugi si diresse verso la scaletta saldata allo scafo e iniziò a salire verso il portello.
Bruce rimase fermo a rimirare le graziose rotondità di Florence che si arrampicava, messe in risalto dalla pelle tesa dei pantaloni neri.
«Si sbrighi, non abbiamo tutto il giorno.»
L’uomo la seguì titubante ed entrò a sua volta.
«Benvenuto a bordo del sommergibile corazzato Da Vinci, gloria dell’Impero!» esclamò con enfasi la ragazza.
Bruce si guardò intorno smarrito.
«Sicura che questa cosa riesca a tornare a galla una volta affondata?»
La ragazza valutò per un attimo la possibilità di fingersi spaventata e farsi consolare dall’uomo, invece sorrise sorniona e batté con le nocche su una delle pareti metalliche.
«Pura allumina, vecchio mio, molto più leggera dell’acciaio eppure duttile e pratica. Il Da Vinci è pieno di meraviglie, i migliori tecnici hanno costruito i suoi meccanismi, seguendo il mio progetto.»
L’uomo annuì, ma cominciava a temere di perdere il controllo, lo spazio dentro il sommergibile era così angusto che la ragazza lo sfiorava continuamente.
«Per non parlare della caldaia, venga a vedere le ultime modifiche che ho apportato, non ho idea neppure io della potenza dei motori.»
L’uomo la seguì rassegnato nelle viscere del mostro di metallo.

Il pescatore gettò la preda nella cesta. Anche quella mattina potevano contare su un discreto bottino. Avevano fatto bene a venire in quella zona del lago dove nessun altro per paura era disposto a recarsi. Ora che le casse erano piene però cominciava e sentirsi a disagio.
«Sta venendo giù la nebbia» disse il suo compare «forse è meglio tornare a casa.»
L’altro annuì, non c’era vento, così si mise ai remi.
«È strana quella nebbia» disse dopo un po’ «sembra quasi che ci segua.»
Rimase a guardare la scia fumosa che veniva veloce verso di loro. Non era il vento a spingerla, sembrava sorgere dall’acqua stessa. Ricordò con raccapriccio i racconti sentiti nella taverna, giù al porto e si mise a remare con più vigore.
Quando fu più vicina iniziò a sentire le vibrazioni, sempre più forti, e infine il rumore, un orribile, innaturale, straziante ululato.
Fu preso dal terrore e si sentì mancare.
«Santa Maria proteggici!» sussurrò cadendo in ginocchio nella barca.

Il mostro emerse a pochi metri da loro, prima la testa, seguita dal lungo collo, poi, solo per un attimo, l’enorme corpo si affacciò sopra la superficie. I due pescatori si immobilizzarono attendendo la fine, non avevano scampo.
Dalle narici del mostro uscivano sbuffi di vapore e attraverso quello si intravedevano le scaglie brillare al sole. Un attimo dopo il mostro si rituffò nel lago. Per qualche istante i due non riuscirono a fare nulla, poi il più anziano riprese a remare con foga.
«Hai visto?» disse, quando si furono allontanati un po’, «Aveva una donna tra le fauci.»
«Era un uomo» disse l’altro ancora sconvolto.
Il mostro riemerse un centinaio di metri più a nord.
«Andiamo via, presto! Ringrazia il Cielo che aveva già mangiato.»

«La smetta» implorò Bruce «mi farà vomitare.» Cercando di non cadere, era finito per aggrapparsi in modo assai sconveniente alla ragazza, la quale tuttavia non aveva accennato proteste. Doveva togliersi da quell’impiccio prima che accadesse l’irreparabile.
La donna rise follemente, percependo l’eccitazione crescente dell’uomo. «Ancora un passaggio.»
«Ma ormai penseranno di aver visto un mostro, torniamo alla base, li abbiamo terrorizzati abbastanza…»
«Wooo… non se ne parla, è uno sballo!» urlò Florence, al posto di comando, nella testa di alluminio e cristallo del Da Vinci, prima di lanciarlo ancora, con furore, nel lago. Era felice, quella notte Bruce sarebbe stato suo.

Mario Pacchiarotti


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