Radici di rafano nero

rafano nero (by limesle)Gli gnomi di caverna mangiano un sacco di radici. Alcune sono dolci, altre acide, alcune addirittura piccanti. Qualche tempo fa avevamo comprato un rafano bianco, ma alla fine non lo abbiamo mangiato. Il nero ci ispira decisamente di più. La settimana scorsa ci siamo fatti una crema dolce di patata americana e timo, l’altra sera abbiamo finalmente assaggiato una radice piccante. Che esperienza!

Le radici di rafano nero sono ottime se tagliate a fettine e mangiate su una calda fetta di pane imburrato. Si possono, ovviamente, aggiungere ai bolliti per insaporirli.

L’esterno della radice è nero, l’interno bianco, con qualche venatura appena visibile. Si pelano facilmente quando la radice è fresca, ma dopo qualche giorno dalla raccolta spellarli diventa più difficile.

In olandese si chiamano rammenas, in italiano non sono sicura se ramolaccio, rafano nero o ravanello nero, la varietà selvatica si chiama rafanistro e in latino Raphanus sativus var. niger (Sembra che tutti i nomi inizino per RA, curioso no?)

Il rafano nero ha un sapore più deciso rispetto alle altre radici, simile a quello della senape, ed è molto utilizzato in cucina come ingrediente per insalate, zuppe e stufati. Il rafano nero è una pianta erbacea che appartiene alla famiglia delle Brassicaceae, come il cavolo e il ravanello. La radice è globosa e presenta una peluria ruvida.

La pianta potrebbe essere originaria della Siria. Curiosamente, forse i primi a coltivare questo genere di piante furono gli antichi egizi. Se ne trovano di dipinti nelle tombe dei faraoni. Nei climi caldi, la radice è più legnosa e spugnosa che in quelli più freschi. La coltivazione in Europa iniziò nel 1500. Era uno degli ortaggi più frequenti sulle tavole invernali fino a metà del 1900, poi venne quasi dimenticato. Ci si facevano zuppe invernali molto gustose.

 

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