L’anello aromatico e l’uroboro

Uroboro e anello benzenicoUna delle molte leggende con protagonista un serpente-drago parla dell’uroboro e a raccontarla fu un famoso chimico tedesco dell’800: Friedrich August Kekule von Stradonitz.

Siamo nel 1890 e la Società di Chimica tedesca organizza un evento per celebrare il venticinquennale della pubblicazione dell’articolo scientifico in cui Kekule parla per la prima volta della struttura del benzene. Fino a quel momento, Kekule si è sempre rifiutato di spiegare nei dettagli come sia arrivato a formulare l’ipotesi della risonanza con disposizione esagonale. Quel giorno, davanti alla platea riunita per acclamarlo, Kekule racconta di aver avuto una specie di visione mentre fissava le fiamme del caminetto. Racconta di aver visto un uroboro, ovvero un serpente-drago che si morde la coda.
Quella visione gli avrebbe suggerito di chiudere la molecola del benzene ad anello, invece di lasciarla aperta.
La platea pare soddisfatta della spiegazione (potere dei simboli, della retorica, del buffet… non è dato saperlo) e nessuno chiede altro.

La scoperta di Laurent

Uroboro - serpente che si mangia la codaSolo nel 1984, quasi cent’anni dopo, due chimici curiosi chiedono e ottengono il permesso di indagare nella corrispondenza privata di Kekule. Scoprono un saggio di Auguste Laurent in cui, con una dozzina di anni di anticipo, già si parlava di struttura esagonale per il cloruro di benzoile. Insomma, Laurent aveva risolto il problema prima di Kekule. Dopo aver pubblicato la sua ipotesi in francese Laurent era morto nel 1853. Un anno dopo, nel ’54, Kekule propone a un editore tedesco di tradurre il brano ma la proposta non viene accolta. Kekule cita Laurent un’ultima volta nel ’58 e poi cala il silenzio sul lavoro del francese. Nel 1865 Kekule si prende tutto il merito per aver pensato a due anelli isomeri oscillanti tra una forma e l’altra e solo 25 anni dopo, pressato dai colleghi, tira fuori il sogno con l’uroboro.

Insomma, Kekule sfruttò il potere del drago per proteggere il suo segreto e quindi tutto si riconduce a un caso già studiato: i draghi custodiscono tesori.

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